mercoledì 28 maggio 2014

Dedicata a mia moglie

A cui devo quell'intenso piacere
che rianima i miei sensi al risveglio.
E il ritmo che governa il riposo delle nostre notti,
il respirare all'unisono

di amanti i cui corpi profumano l'uno dell'altro
che pensano gli stessi pensieri senza bisogno di parole
e sussurrano le stesse parole senza bisogno di significati.

Nessun fastidioso vento invernale potrà gelare
nessun cupo sole tropicale potrà avvizzire
le rose nel giardino che è nostro e solo nostro.

Ma questa dedica è perchè altri la leggano!
Queste sono parole private indirizzate a te in pubblico.

T. S. Eliot
 (da "Poesie d'amore alle mogli" a cura di G. Singh, Transeuropa, Ancona 1993, pp. 118-119)

lunedì 10 febbraio 2014

PANINI

Il bambino comunista scambia le figurine una contro una: per lui sono tutte uguali, dalla numero 1 alla numero 805b.
Il bambino balilla non si priva di Vucinic, o di Totti, o di Pepito Rossi, se non per avere di ritorno almeno 10 figurine di calciatori che siano però di serie A oppure, completata la A, di sola B e via discorrendo.
Il bambino democratico ed anche un po' cristiano ha le sue preferenze e le sue simpatie, ha i suoi beniamini, tuttavia scambia le figu una contro una quando può. Talvolta cede ed è disposto di privarsi anche di quattro o cinque figurine a patto di avere il centravanti di una grande squadra, oppure il portierone valente: segue il merito e la simpatia, ma segue anche il colore della maglia e le simpatie del tifo.
Il bambino comunista ha diversi albums, già il papà faceva la raccolta, e pensa che l'album più bello sia il primo, collezionato diversi anni fa. Ora quell'album è un po' scolorito, un po' ciancicato ma rimane per lui il migliore
Il bambino balilla ha anch'egli diversi albums di figurine, impilati rigorosamente uno sopra l'altro e pensa che il più bello è quello che sta facendo, ne è tutto preso. Gira sistematicamente le pagine avanti ed indietro, adora gli stemmi e le bandiere (forse vorrebbe vedere le figurine tutte in riga, rigidamente ingrigliate, invece che sparse per la pagina...).
Il bambino democratico ed anche un po' cristiano fa la raccolta perchè la fanno gli amici, prima di tutto,poi perchè ama il calcio e perchè è interessato alla faccenda di quelli che cambiano casacca durante il campionato e quelli che no, e simpatizza per i secondi. Si dà da fare a scambiarle in casa, a scuola, in oratorio, alla bottega dello zio, vicino all'edicola, vicino al panificio, via web (con l'aiuto dei genitori).
Il bambino comunista alla fine del campionato è soddisfatto anche se non ha completato l'album e non ha vinto la sua squadra.
Il bambino balilla alla fine del campionato è soddisfatto se ha tutte le figurine della sua squadra del cuore più tutte quelle dei giocatori che egli considera i migliori (alle quali si sforza di aggiungere le figu di quelli che la sorella maggiore ritiene i più belli, "le figu dei figos" insomma).
Il bambino democratico e un po' cristiano alla fine è soddisfatto in ogni caso, anche se i genitori gli ripeteranmno ingenerosamente più volte quella famosa moltiplicazione "zerosettanta per...". Metterà l'album vicino al letto ed ogni tanto andrà a guardarselo prima di andare a dormire, come anche gli altri due bimbi. Lui però con un velo di apprensione e timore: sarà mai che Totti e Buffon e Di Natale, prima di smettere di giocare, cambieranno casacca anche loro?
E questo è quanto.

mercoledì 1 maggio 2013

Corri corri, mio bimbo

Corri corri, mio bimbo.
Corri dietro a un pallone,
corri sull'erba fresca e verde di sterminata speranza.
Anticipa, dribbla, stoppa, tira.
Alza lo sguardo e passa al
compagno piccolo tenace guerriero
pieno di vento di velocità di grazia.

Oppure

Alza lo sguardo e tira.
dentro il cielo, con forza.

Insegui la bianca palla inseguita da tutti,
cerca spazio,
attendi, sventa, attraversa,
inventa una nuova traiettoria
ed insegui insegui insegui.

lunedì 7 gennaio 2013

Scintille

Nel frattempo, Clopin Trouillefou aveva finito di distribuire le armi. Si avvicinò a Gringoire che, con i piedi appoggiati agli alari, sembrava immerso in una profonda fantasticheria.- Amico Pierre, - chiese il re di Thunes, - a cosa diavolo state pensando?
   Gringoire si voltò verso di lui con un sorriso malinconico: - Mi piace il fuoco, mio caro signore. Non per il motivo triviale che il fuoco riscalda i nostri piedi o cuoce la nostra zuppa, ma perché fa scintille. A volte passo delle ore a guardare le scintille. Scopro mille cose in quelle stelle che sfavillano sotto la cappa nera. Anche quelle stelle sono mondi.
  - Che Dio mi fulmini se ti capisco! - disse il furfante. - Sai che ora è?
   - Non lo so, rispose Gringoire.

 in Notre-Dame de Paris di V. Hugo, tr. di Fabio Scotto, Roma 2003, p. 488.

sabato 1 settembre 2012

Materialismo immateriale

"Bisognava prepararsi al freddo, fare scorta di cibi, di legna. Ma in giorni di materialismo trionfante, la materia si era trasformata in concetto, e la questione alimentare, la questione dei combustibili sostituivano gli alimenti e la legna." B. Pasternàk in "Il dottor Zivago", trad. Pietro Zveteremich, Milano, Feltrinelli, 1957.

giovedì 12 gennaio 2012

sul congiuntivo

Trovato in giro nel web (di cui lascio riferimento)... buona lettura.
 
10 Maggio 2000    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

La lingua alla moda

A che cosa serve il congiuntivo? Non sarebbe ora di eliminarlo?

1. Il congiuntivo è una complicazione inutile?

Il congiuntivo è una complicazione, che quasi sempre potrebbe essere eliminata. Come le declinazioni, che nel passaggio dal latino alle lingue romanze sono scomparse. Come il passato remoto - infatti noi in Piemonte ce la caviamo benissimo senza. Come il futuro, che mi dicono non esista in alcuni dialetti meridionali.
Si sono eliminate - si possono eliminare molte complicazioni. Ma il risultato è una semplificazione?
Nei fatti, non esiste una lingua più semplice di un'altra. Francamente non credo che l'italiano sia più semplice del latino, né che il piemontese sia più semplice dell'italiano. Così come possiamo elencare le forme grammaticali del latino che l'italiano ha perso, è facile ricordare le caratteristiche che l'italiano ha e che il latino non conosceva. Per limitarci al sistema verbale: il condizionale; i molteplici usi del riflessivo si; i vari modi per esprimere l'aspetto dell'azione, a partire dalla forma stare + gerundio, ecc.
È possibilissimo (è in gran parte vero), che la sensibilità linguistica dell'italiano contemporaneo senta come inutile l'uso del congiuntivo; o per meglio dire, che non si avvertano più le sfumature di significato che il congiuntivo permette(va) di distinguere. È significativo, e merita di per sé una riflessione, il fatto che non si senta più il bisogno di segnare la differenza tra l'oggettività (so che è così) e la soggettività (credo che sia così).
Ma, poiché nessuna lingua vive senza sfumature di significato, allora dovremmo chiederci quale altra complicazione sta introducendo, al posto del congiuntivo, l'italiano parlato contemporaneo; complicazione che forse ora ci appare come semplice sgrammaticatura, o ridondanza, o caricatura, ma che, una volta stabilizzatasi nella lingua comunemente usata, forse la caratterizzerà sul piano espressivo ed estetico.
I vari intercalari comunque, praticamente, magari, un attimino, giustamente, ecc. che noi troviamo fastidiosi, appunto perché inutili (a che servono?), non esprimono forse, nel loro modo inetto e balbettante, uno sforzo per caricare la lingua di un'espressività che non si sa in quale altro modo tirar fuori - di sottolineare (comunque), di attenuare (un attimino), di rendere soggettiva l'azione (magari) o oggettiva (giustamente, praticamente)?
Chissà che la grammatica del 2000 non contemplerà le regole per il corretto uso di "un attimino"?
(Per ora, preferisco tenermi stretto al congiuntivo).

giovedì 6 ottobre 2011

QUALCHE PAROLA SULL'ANIMA

L'anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.

Giorno dopo giorno,
anno dopo anno
possono passare senza di lei.

A volte
nidifica un po' più a lungo
solo in estasi e paure dell'infanzia.
A volte solo nello stupore
dell'essere vecchi.

Di rado ci da una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valigie
o percorrere le strade con scarpe strette.

Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero.

Su mille nostre conversazioni
partecipa a una,
e anche questo non necessariamente,
poichè preferisce il silenzio.

Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno alla chetichella.

E' schifiltosa:
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari la disgustano.

Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
E' presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.

Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.

Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.

Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.

Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.

WISLAWA SZYMBORSKA
in "La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009)"
Milano, Adelphi 2009
trad. Pietro Marchesani